Progettazione Impianti Elettrici

Progettazione e cablaggio di un quadro elettrico

Sezione 3 – Sviluppo del progetto costruttivo

Definite le caratteristiche dei componenti si può procedere allo sviluppo del disegno costruttivo del quadro.
Per prima cosa è indispensabile redigere lo schema elettrico multifilare (o unifilare nel caso di quadri di distribuzione) e funzionale. Anche se lo schema è già stato sviluppato da un punto di vista “prestazionale” da uno studio di progettazione è sempre opportuno riprenderlo e definire i particolari costruttivi che per ovvi motivi sono esclusi in fase di progettazione quali:

  • siglatura dei componenti
  • numerazione dei fili e dei morsetti
  • definizione dei conduttori da utilizzare
  • definizione dei colori dei dispositivi di comando e segnalazione
  • sviluppo grafico di dettaglio

A questo scopo ci vengono in aiuto le norme. In particolare:

  • CEI EN 60204-1 (equipaggiamento a bordo macchina)
  • CEI EN 60617 (simbologia)
  • CEI 44-6 (identificazione letterale dei componenti)

Scopo delle sopraccitate norme è quello di unificare gli standard di redazione dei disegni e renderli così comprensibili a chiunque debba leggerli.

Sezione 3.1 – Siglatura cavi e morsetti

Per quanto riguarda invece la siglatura dei conduttori e dei morsetti la questione è più annosa e non univocamente definita dalle vigenti normative. Questa carenza è legata alla grandissima varietà di metodologie utilizzate sia a livello nazionale che internazionale che non possono essere spazzate via di getto dall’emissione di una norma.
La CEI EN 60204-1 recita testualmente “i conduttori devono essere identificabili ad ogni estremità conformemente alla documentazione tecnica”.
In Germania, ad esempio, è consuetudine non numerare i cavi, ma utilizzare come riferimento il pin del componente sui cui essi si attestano. Da ciò si evince che è indispensabile che i loro schemi siano sempre presenti ed opportunamente aggiornati. Detta metodologia difficilmente si sposa con il mercato italiano dove non esiste o esiste poco la cultura dell’organizzazione sistematica della documentazione tecnica e quindi, qualora questa non venisse idoneamente resa disponibile e/o aggiornata, sarebbe impossibile l’attività di manutenzione.
A livello nazionale esistono diverse metodologie di identificazione dei conduttori. Nel seguito sarà riporta quella che personalmente ritengo più idonea, ma è importante essere ben consci che questa non è l’unica e ne esistono di altre altrettanto valide. Nel seguito sono riportati i principali criteri della sopraccitata metodologia:

  • conduttori di fase : L1, L2, L3 + numero progressivo (es. L1-1, L1-2, ecc.). La siglatura R, S, T può ritenersi superata
  • conduttore di neutro : N + numero progressivo (es. N1, N2, ecc.)
  • conduttori di fase verso utenza e a valle del dispositivo di protezione: U, V, W + numero progressivo (es. U1, U2, ecc.)
  • conduttori di fase verso utenza e a valle del dispositivo di protezione: numero del conduttore di neutro in ingresso + carattere alfabetico per distinguerlo (es. N1-A, N2-A, ecc.)
  • conduttori circuiti ausiliari : numerazione progressiva (es. 1, 2, 3 … )
  • un conduttore mantiene la propria siglatura finché non si attesta su un componente (interruttore, relè, sezionatore, ecc.). In uscita dal componente valgono le regole sopraccitate
  • il morsetto ha il nome del conduttore che vi si attesta
  • in uscita dal morsetto il conduttore mantiene lo stesso nome del conduttore in ingresso

Un’integrazione particolarmente utile a quanto sopra indicato consiste nel numerare i conduttori dei circuiti ausiliari con un prefisso che indichi la pagina dello schema su cui sono indicati (es. filo 1 su pagina 30 sarà il filo 3001).